Chi è Mario Mameli? Scopri la figura dell'uomo a cui è intitolato il nostro aeroporto

L’aeroporto di Cagliari dall’aprile del 1937 è intitolato al s.tenente pilota Mario Mameli, caduto da eroe, nel cielo d’Abissinia durante la battaglia del Tembien, il 1° marzo 1936 mentre svolgeva una missione di guerra a bordo d’un “Caproni 101”.


Mameli era considerato, in quegli anni pionieristici dell’aeronautica militare italiana, uno degli “eroi” dell’arma azzurra, simbolo ed esempio di grandi qualità aviatorie e d’ardimento. Dedicargli l’aeroporto della sua città natale (allora il più importante idroscalo del Mediterraneo), era parso alle nostre autorità di governo, un atto giusto ed un riconoscimento doveroso.

Mario Mameli era nato a Cagliari nel 1910, da una famiglia di commercianti,  fin da giovanissimo si era entusiasmato per le imprese aviatorie di Francesco De Pinedo (che ebbero a Cagliari il loro più importante scenario), tanto da volersi arruolare, non appena completati gli studi (a Prato nel celebre collegio “Cicognini” e diploma di perito industriale a Cagliari), nell’Aeronautica militare, come allievo ufficiale di complemento nella scuola di Capua. Nel settembre del 1931, ad Aviano, conseguirà il brevetto di pilota, seguito dalle  specializzazioni nella Scuola di guerra aerea.

Allo scoppio della guerra d’Etiopia,  nell’ottobre del 1935, chiedeva ed otteneva di arruolarsi come volontario fra gli equipaggi destinati alle operazioni belliche. Verrà destinato alla squadriglia “La Disperata” posta sotto il comando del genero di Mussolini Galeazzo Ciano (con lui erano anche i due giovani figli del Capo del governo, Vittorio e Bruno).

Nei primi cinque mesi di campagna, il ten. Mameli si distinse per le sue grandi qualità di pilota e, soprattutto, per il suo ardimento, meritandosi diverse citazioni nei bollettini militari e l’inserimento, in servizio effettivo, nei ruoli della Regia Aeronautica. A giudizio dei suoi commilitoni era ritenuto uno dei migliori piloti militari.  Per queste sue qualità veniva impiegato nelle missioni più difficili.

Come capitò quel 1° marzo del 1936, il giorno della sua eroica morte. Per ricordare i fatti pare giusto citare la motivazione con cui gli verrà concessa la medaglia d’argento al valor militare “sul campo”, alla memoria: «Pilota d’apparecchio da bombardamento, partecipava con slancio, entusiasmo e valore a numerose incursioni offensive. Negli attacchi aerei della valle di Maj Mescic, della valle del Samre, di Amba Aradam, del Tembien, piana di Andino contribuiva ad infliggere al nemico gravissime perdite mediante attacchi a bassa quota dai quali il velivolo rientrava spesso colpito. Il 1° marzo 1936, durante il bombardamento e mitragliamento condotto con brillante aggressività a volo radente, per meglio assolvere il proprio compito, sfidava arditamente l’offesa nemica svolgendo azione valorosa che culminava con il sacrificio della propria esistenza. Cielo di Monte Andino 1° marzo 1936».

Le sue spoglie, raccolte dai fanti della divisione “Sabaudia”, avrebbero riposato in Africa, ad Asmara, fino al 1993, allorquando verranno trasportate a Cagliari e ora riposano nel Sacrario militare del Cimitero cagliaritano di San Michele.

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