‘Paesaggi Tattili’ di Ottonello in mostra alla Cagliari Airport Library
Apre oggi nella sala espositiva della biblioteca aeroportuale la retrospettiva sull’opera del poliedrico artista cagliaritano Antonello Ottonello. In mostra manufatti e installazioni emblematiche di una ricerca materica che richiama paesaggi desolati e interrotti, dolore e fatica per esorcizzarli con ironia.
Le composizioni di Ottonello si caratterizzano per l’impiego di stoffe, polveri, pietre e legni che in danno conto del passato minerario che ha cambiato il destino di una terra (il Sulcis) e dei suoi abitanti. Il tema ecologista, così evidente in buona parte delle opere in mostra alla Cagliari Airport Library, si unisce a quello del viaggio e della migrazione della serie Valigie e migrazioni (2010) e a quello della denuncia sociale della serie Spezzati (2016).
Il percorso espositivo creato per la mostra aeroportuale Paesaggi Tattili si propone di testimoniare, seppure sinteticamente, la complessità della narrazione tipica di Ottonello con tutta la sua lucida tragicità. Protagoniste assolute, le opere dell’artista cagliaritano che fanno parte di un’operazione concettuale che, per il suo valore, trascende i luoghi e gli spazi in cui è nata.
ANTONELLO OTTONELLO
L’artista (Cagliari 1948-2021), è stato attore, pittore, scenografo, costumista e docente. Ha studiato al Liceo Artistico di Cagliari e si è diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1974. I suoi esordi si caratterizzano per il lavoro come scenografo, costumista e attore della compagnia di Mario Ricci, esperienza che influenzerà i suoi lavori. Nelle opere giovanili impiega le stesse tarlatane, talvolta di grandi proporzioni, usate per le scenografie e per la realizzazione dei sipari. Dopo la prima personale del 1986 allestita alla Galleria La Bacheca di Cagliari, Ottonello ha esposto nel Sulcis Iglesiente, a Viterbo, Taormina, Terracina, Roma, Trento, Gubbio, Sassari e all’estero a Londra, Siviglia, Cadaquès, Strasburgo. Si è dedicato alla pittura, alla scultura e alle installazioni orientandosi verso la ricerca materica. Sensibile ai temi ecologisti e ai cambiamenti climatici, ha dato vita a una serie di opere ispirate alla natura e al mondo minerario come nella personale Ingurtosu del 1993 che testimonia l’utilizzo di carbone, minerali, pietre. Anche le opere dell’ultimo periodo si caratterizzano per l’utilizzo di colori naturali, piante, polveri, spine di acacia, juta e scarti di miniera che testimoniano la sua fascinazione per i materiali della terra. Profondamente legato alla città di Cagliari, nel capoluogo ha lavorato e vissuto sino all’anno della sua scomparsa.